Si sono spenti i sogni. Non abbiamo nemmeno più qualcuno da incolpare e questo è parte della nostra condanna. Siamo partiti dal niente e chi è arrivato da qualche parte ha sentito un profondo senso di inadeguatezza. Ci siamo ritrovati: tra chi ha seguito una strada già tracciata e chi si è ribellato a questa con tutte le sue forze e alla fine abbiamo capito che quello che ci ha spinto è lo stesso sentimento, per questo ci riconosciamo come fratelli anche non conoscendoci, semplicemente perché sentiamo le stesse cose. La scarica di dopamina che proviene dai nostri cellulari ha dato maggiore forma alle paure di ognuno, abbiamo riacquisito un minimo di tradizionalismo dopo essere stati sul fronte contro i dinosauri che hanno goduto gli ultimi istanti dell’illusione di un futuro roseo. Il niente ci ha cresciuti, il troppo ci ha saziati e ora, anche nei momenti più entusiasmanti della vita abbiamo un quell’impressione di essere circondati da una forma estetica invidiabile che ha dimenticato il contenuto. Nuova perché siamo in un’epoca senza precedenti, borghesia perché non siamo più operai ma non saremo mai nobili o aristocratici, digitale perché gli algoritmi che ci fanno mangiare sono quelli che ci tolgono il pane dell’anima. Ci hanno lobotomizzato fino al momento in cui non si sono ritrovati lobotomizzati anche loro e in questa anarchia dove la stragrande maggioranza degli sguardi preoccupati non riescono più a vedersi riflessi a quei pochi occhi della tigre che ancora salgono sul ring da sconosciuti per sfidare i campioni. Nessun eroe, nessun vigliacco e ora una manica di vigliacchi non aspetta altro che un nuovo eroe che non verrà mai. Ci siamo noi però, semplicemente esseri umani e veniamo da vari posti: inferni, purgatori, paradisi e tra una crisi d’ansia e un attacco di panico abbiamo capito che non potevamo più starci. L’anima si ribella alla manipolazione di massa e abbiamo dovuto prendere in mano le parole, perché nonostante ci abbiano fatto dimenticare chi siamo, tra educatori ed esempi da (non) seguire, ogni giorno facciamo i conti col fatto che siamo vivi e la vita è l’unico mestiere sporco a cui non può sottrarsi l’uomo onesto.
In anteprima d’immagine c’è la statua di Lorenzo Duca d’Urbino scolpito da Michelangelo, per motivazioni derivanti il significato dietro l’opera e il personaggio storico.
Un discorso breve, ma coinciso e assolutamente reale!
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grazie!
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L’incipit è esemplare e sono perfettamente concorde con te: “non abbiamo più nessun da incolpare”, e questa frase la dice lunga su come siamo stati e come saremo…
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Già… A volte aver qualcuno su cui scaricare il nostro peso, per quanto sia una mossa egoistica, è fondamentale.
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Bravo, hai ragione su tutta la linea. L’umano non ha sempre necessatà di un’idea…. ma gli è indispensabile un nemico.
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