Quella strana sensazione che tutti stiano lucidamente impazzendo (compreso te)

Se non tu, qualcuno intorno a te. Se è qualcuno intorno a te, ci sei dentro anche tu, semplicemente non te ne sei accorto. Se non te ne sei accorto ti stai estinguendo, stai diventando una minoranza.
Gli ultimi due anni hanno solo scoperchiato un vaso che nel 2019 era arrivato all’orlo da un pezzo e lo stiamo imparando a capire. Poi, secondo me, l’esperienza della reclusione doveva essere vissuta da tanti per il progresso, ma non in condizioni di paura e ricatto.

“Io sento lo stesso vuoto che sentono loro quando vengono a vedermi. Perché sanno che non è reale, che non ha niente a che fare con loro. La cosa non mi preoccupa per niente. Non me ne frega un cazzo se tutto finisce domani.”

  • David Bowie, 1972 circa.

Il 2022 è stato per me l’anno in cui mi sono sentito più solo della mia vita, e dire che sono riuscito a sentirmi solo ovunque, a livelli abbastanza alti, in contesti dove era veramente fuori luogo. La differenza tra momenti come l’adolescenza dove l’intensità del dolore è inarrivabile e quello di oggi, è che ai tempi era il mio dolore, quello della mia storia, quello dell’età, quello della sensibilità. Quello di quest’anno è il dolore di tutti che si è rigettato su di me nel mio momento di massimo successo personale, economico e sociale.
Lo sentite nell’aria anche voi. A voi parlo che state vivendo quest’epoca. A voi e solo a voi, perché non esiste un futuro in quello che stiamo facendo, qualunque cosa sia. Non esiste perché per correre appresso alla velocità del nostro cervello ci siamo dimenticati per strada il nostro cuore, e adesso è troppo tardi per tornare indietro come collettività, dobbiamo ripartire dai singoli individui.

Perché molti tuoi amici che hanno sempre “tenuto botta”, sono crollati nel panico e nella depressione proprio adesso?
Perché non siamo più in grado di gioire o soffrire completamente? Parlo sempre collettività.
Perché quest’alta percentuale di persone che in amore fugge non appena smette di essere un gioco?
Perché l’arte, anche e soprattutto quella Pop, non lascia più spazio a sogni o realtà? Perché tutto quello che viene prodotto è influenzato da un’intelligenza artificiale che è partita dai nostri interessi e dopo averli studiati e capiti ha iniziato a dirci chi dobbiamo essere?
Chi siamo?
Chi sono? Io, loro.
Cos’è questo strana attrazione romantica verso i repertori degli anni ’80,’90, vissuti con maggiore senso del tempo di distacco verso epoche antiche che ci sembra conoscere forse meglio del presente stesso?

Esistono risposte ma non hanno senso di esistere. L’unica cosa sensata che io possa fare come autore e persona, è smetterla di incastrarmi in condizionamenti e arrivare al 2023 in un viaggio interiore che parte da me e seguendo i miei istinti raccontare il mondo attorno a un nessuno, qual son io, che altro non è che un testimone con buona memoria.
Il vero problema è che non tutti sono consapevoli della rabbia interiore che un’ingiustizia nella società lascia fiorire dentro di ognuno di noi. Le persone sono incazzate nere, ma non è più la rabbia a cui siamo abituati in quanto è diventata puro veleno. Si incastra con l’aria respirata dall’ansia nelle ossa mentre si mescola col sangue attraverso particelle che fuoriescono dalla tensione accumulata negli organi interni. Il veleno è una realtà molto fisica, mai come nella sua divulgazione interna mente e corpo sono così complici. Avvelenandoci ci facciamo male, quella sensazione è parte del nostro equilibrio e ci sono persone che non si rilassano mai, non staccano, non danno al loro meccanismo interno il tempo di ripulirsi. Non sono mai davvero arrabbiate, mai davvero annoiate e mai davvero vive. Eppure sono sempre incazzate nere, annoiate a morte e hanno solo una smisurata voglia di vivere. Poi c’è chi attraverso un atto rivoluzionario interno perde il controllo e ne trae giovamento, così da riproporre un modello che lo trasforma nella versione apparentemente estrema ma in pratica assente di sé, fino a quando, costretto a fermarsi si guarda dentro e sentendo quel formicolio fastidioso attorno ai muscoli, si rende conto che quel veleno è lo stesso che implodeva durante una vita di sottomissione. Ha solo un’altra forma, arde ma non è altro che un palliativo.
Una volta si faceva sport per agonismo, per diventare campioni. Oggi ci alleniamo per migliorare l’estetica del nostro corpo. La verità è che non esistono palestre per diventare coscienti della nostra condizione e non saranno mai di tendenza luoghi simili finché il nostro obbiettivo principale resterà quello di trovare una vita di fuga, piuttosto che accettare il fatto che questo mondo, straordinario e triste, è la nostra casa.

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Pubblicato da Filippo Ruggieri

Abruzzese, classe 1994, Filippo Ruggieri è un artista poliedrico la cui produzione spazia dall'editoria alla musica, dal cinema al teatro indipendente, con la capacità di incarnare alla perfezione la sua generazione, esprimendone il disagio e il disturbo sociale equilibrando momenti di comprensione emotiva ad altri dettati dal cinismo. Il suo “Monologato Podcast” è una delle realtà più famose e ascoltate del settore dal 2020.

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