Dal Teatro ad ogni forma.
Il progetto Solo nasce come spettacolo teatrale e viene inscenato in primis al Teatro Studio Uno di Roma per il bando “pillole” in forma ridotta di 15 minuti (chiamato ai tempi Fratello di Cuore) e poi successivamente in alcuni teatri e centri sociali del centro Italia tra cui il Teatro Lo Spazio, sempre nella capitale, raggiungendo il picco di 200 spettatori paganti a Roseto degli Abruzzi. Ero al mio debutto come autore, regista e attore protagonista (non propriamente per scelta).
L’efficacia del format, che tratta il tema dell’abbandono e dell’amicizia tra due detenuti, continua a girarmi per la testa e così pubblico la sceneggiatura come un piccolo libro, scritto ortograficamente male come tutti i diamanti grezzi, ma ancora oggi è uno dei progetti più scaricati, forse perché nel 2021 diventa anche una Podcast Series.
Sinossi:
Attraverso le 72 ore di detenzione di un ragazzo qualunque nella Casa Circondariale di Castrogno (TE), viene toccato con mano il tema della solitudine e dell’abbandono all’interno delle carceri metaforizzando la condizione dell’essere umano nell’epoca moderna.
In cella, ad attenderlo, c’è un giovanissimo assassino con il quale nasce un rapporto autentico, ricco di mancanze e bisogni. Con l’avvicinarsi dell’addio quest’ultimo perde la testa: stanco di arricchire la propria di vita con rapporti di passaggio che lo fan sentire solo e abbandonato ogni volta, come fosse la prima, riaprendo ferite che non si chiuderanno mai.

Nella copertina c’è ancora Filippo Maria Morrone, l’attore che avrebbe dovuto interpretare Miz al debutto e che difatti ha preso parte al progetto solo nella prima messa in scena. Lui era per il progetto più di un attore in quanto io personalmente quando lo conobbi capii che potevo imparare tanto da lui e dalla sua personalità come attore e regista e se devo essere sincero lavorando con lui in quelle settimane ho capito davvero cosa vuol dire recitare da una prospettiva che non può insegnarti nessuna scuola o accademia. Conoscere finalmente una personalità artistica così forte ai tempi fu per me di grande stimolo e difatti ho scritto l’opera al puro scopo di confrontarmi con lui per accrescere e rubare parte del suo talento. Resta forse l’opera più intensa che abbia mai scritto, del resto il tema richiedeva tutta la mia sensibilità.
Altri nomi rilevanti ai fini del progetto sono quelli di Pierpaolo Pediconi e Matteo De Liberato che hanno recitato nello spettacolo, oltre a quelli di Filippo Marone e Davide Galullo. Quest’ultimo mi ha aiutato dai domiciliari a rendere credibile al 100% il progetto con chicche e dettagli, avendo vissuto una lunga detenzione. Ho sempre sognato di trasformarlo in un film ma qualunque produzione mi ha rifiutato il progetto e l’affitto di carceri abbandonati ha un pezzo troppo alto pe runa produzione indipendente.